TERAMO – E’ partito da piazza Dante e si è snodato in centro storico, passando dai Tigli e su corso San Giorgio, per il classico approdo in piazza Martiri, il corteo degli studenti delle scuole superiori teramane che in questi giorni hanno dato vita a forme di autogestione e co-gestione dei loro istituti. Contrariamente alle attese e agli annunci, la partecipazione non è stata esaltante. Sono in circa 400 a sfilare dietro striscioni e cartelli, con slogan contro il Governo, il premier Letta e la situazione economica del Paese. L’urlo ricorrente è: «Occupiamo o no?», a conferma che l’iniziativa studentesca è ancora caratterizzata sull’indecisione di dare seguito alle autogestioni con forme più aspre di protesta. La maggior parte degli studenti crede di sì, anche se c’è qualcuno che si starebbe organizzando per occupare alcune scuole. «L’anno scorso – spiega Marco Mazzoni, rappresentante del Liceo Scientifico Einstein – lo scopo era quello di bloccare la legge Aprea, adesso vogliamo semplicemente riflettere sulle leggi che questo governo delle larghe intese, da cui non ci sentiamo rappresentati, sta prendendo per noi».
Momenti di tensione al passaggio davanti alla Tercas. Al di là di qualche bottiglia di superalcolico di troppo e di qualche grosso petardo fatto scoppiare durante il passaggio per il corso, il corteo sta rocedendo senza grossi intoppi. Momenti di tensione sono stati vissuti soltanto quando il serpentone è transitato sotto la sede centrale della Tercas, contro cui il popolo degli studenti ha rivolto le proprie invettive. In particolare, il clima è diventato rovente quando un dipendente della banca, al piano superiore, si è affacciato e ha rivolto verso i manifestanti un gesto eloquente, mostrando il dito medio: è stata esplosa una bomba-carta e sono stati accesi fumogeni, ma il servizio d’ordine del corteo e la forza pubblica hanno fatto sì che la situazione non degenerasse.